Combattere l’anormale acidificazione dell’organismo
(IV Pilastro del metodo Kousmine)
Se il nostro corpo non sta lavorando al meglio, a causa di un eccesso di acidi dovuto ad una cattiva alimentazione, allo stress, alla vita sedentaria, ecc., queste scorie non vengono eliminate e subentra tutta una serie di problematiche legate all’acidosi.
Sintomi dell’acidosi
I sintomi dell’acidosi appaiono gradualmente nell’organismo, cosicché è difficile accorgersene. E’ un po’ come la storia della rana (che in pratica dice così: se si prova a mettere una rana in una pentola di acqua che sta bollendo, la rana schizza fuori per scappare dal pericolo; se invece si mette la rana in una pentola di acqua fredda, quindi si accende il fuoco e si aumenta piano piano la temperatura mantenendo un fuoco basso, la rana non si accorgerà del progressivo riscaldamento dell’acqua e finirà per bollire viva), per cui non ci accorgiamo del progressivo peggioramento della nostra salute proprio perché gradualmente ci abituiamo ai sintomi.
Ecco qui i principali:
- Stanchezza al mattino
- Disturbi del sonno (con particolari risvegli tra l’1:00 e le 3:00 di notte)
- Reflussi gastrici e bruciori di stomaco
- Costipazione
- Emicranie frequenti
- Pelle grassa (soprattutto del viso)
- Sudorazione ai piedi e tendenza a sudare (sudori freddi)
- Sensibilità e una minore resistenza al freddo
- Dolori muscolari
- Bronchite cronica con formazione di muco
- Leucorrea (perdite vaginali)
- Mancanza di energia
Come si misura il pH?
Per comprendere lo stato in cui si trova il nostro organismo, bisogna effettuare la misurazione del pH delle urine in tre momenti della giornata:
la seconda urina del mattino;
prima di pranzo;
prima di cena.
Questo va fatto per un periodo continuativo che va dagli 8 ai 15 giorni. Per effettuare la misurazione è sufficiente comprare in farmacia le apposite cartine, che cambiano colore a seconda del pH.
Nei momenti suddetti il valore del pH dovrebbe essere tra i 7 ed i 7,5 (sotto il valore 7 si tratta di acidosi).
Cosa fare se il pH non è nei giusti livelli
Se il nostro pH non è ai giusti livelli, si può agire con un alcalinizzante per avere un’azione immediata, ma la correzione della dieta è un imperativo ed è fondamentale per ritornare ad uno stato di salute ottimale.
Gli alimenti che provocano acidosi sono quelli che contengono sostanze il cui catabolismo porta alla formazione di acidi: questo è particolarmente vero per le proteine della carne che rilasciano vari acidi, come l’acido solforico, l’acido fosforico, l’acido cloridrico, l’acido nitrico, l’acido urico. Gli animali carnivori che mangiano nella loro dieta quasi esclusivamente carne, hanno un enzima specifico (uricasi, o urato ossidasi), che li protegge dalla contaminazione da acido urico legato al consumo di carne. Gli esseri umani non possiedono questo enzima, per questo un consumo eccessivo di proteine animali è spesso responsabile di malattie legate all’accumulo di acido urico, come i reumatismi, la gotta e i calcoli renali.
Alcuni cibi o bevande alcaloidi, come il caffè (caffeina) tè nero (teina), e cacao (teobromina) sono ricchi di purine, e sono classificati come acidificanti. Lo stesso vale per lo zucchero bianco, la farina di grano sbiancata e i suoi derivati, e gli oli raffinati.
Tutta la frutta e la verdura (tranne pochissime eccezioni) sono alcalinizzanti, meglio se mangiate crude e biologiche. Anche lo yogurt di soia ha la stessa proprietà. Tra i semi oleosi, le mandorle hanno un buon potere alcalinizzante (non vanno però mangiate più di 10 al giorno).
Se si assumono cibi debolmente acidificanti (come per esempio i legumi o i cereali integrali), basta bilanciare con abbondantissima verdura cruda, meglio se assunta prima del pasto.
Camminare all’aria aperta, fare esercizio fisico all’aperto, stimolano il metabolismo in generale, e il tasso di respirazione più veloce aumenta l’eliminazione di acidi deboli, contribuendo in tal modo a deacidificare il corpo.
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