Attenzione al digitale: comprendere l’impatto dei social media e dei dispositivi sul benessere mentale.
“Mi sono ristretto. Non so come sia successo. Un giorno riempivo tutto il mio spazio e ora.
Dev’essere accaduto qualcosa che è andata al di là della mia comprensione. Davvero ero migliore. Riuscivo a trattenere un’enciclopedia d’informazioni. Beh, non proprio un’enciclopedia, ma hai capito il concetto. Era poesia, prosa. Era un tramonto che mi rapiva e in tutto questo bastava che una parte di me si sintonizzasse ed era bellezza e parole. Trovavo nel mio spazio verbi e aggettivi che descrivevano il tutto. E quando non erano lettere, allora era solo profonda presenza. Un’unione col tutto. Ricordo (sì, ancora qualcosa rimane se cerco all’interno). Ricordo i libri che facevano ombra alle mie estati, e pensieri pensati a volte sorpresi. Riuscivo a trovare alla mia destra, nell’ampio spazio che allora avevo, i concetti che aiutavano a dipanare matasse di problemi. E attraverso le due fessure davanti, il mondo si apriva e si rivelava caleidoscopio di oggetti ed emozioni. Nel profondo trattenevo ricordi recenti, che si espandevano poi nelle circonvoluzioni in superficie e si sedimentavano per aiutarmi un giorno a ritrovare la strada persa nel labirinto della vita.
E riuscivo ancora a mantenere viva l’attenzione, quel focalizzarsi sulle cose, quel perscrutare profondo.
So che è accaduto non così velocemente, molti parlano di millenni. Ma devo dire che gli ultimi tempi hanno dato la spinta a questo processo. Anche per gli altri è la stessa cosa. Ingobbiti su dispositivi colorati e in movimento, in cui i secondi si susseguono a ritmi brevi, salti di cavallette, grilli ciechi.
Ci sarà ancora una speranza? Io vorrei riprendermelo, quello spazio. Ci stavo bene. A contatto con una rete morbida, calda. Protettiva. Ora sgualcita a tratti, non più intatta. Come vorrei riprendermelo! Parlare e vedere gli occhi di qualcuno attento. Senza squilli distrattivi, ma con un’energia luminosa proiettata verso di me. E la mia, verso l’altro. Uno scambio animico. Senza il mio parlare a vuoto a pozzi privi d’acqua -buchi neri dispersi in universi senza meta.
Mi piacerebbe riprendermelo. E cosa c’è ora? Un suono veloce, vado a vedere. Movimenti luminosi nel dispositivo. Chiedo alle mani di scorrere e mi perdo in questo vuoto. E mi restringo ancora. Mi stringo. Mi st. O.”
Marilù Mengoni
Notizia – Ricerche recenti suggeriscono una sorprendente evoluzione del cervello umano: una riduzione delle sue dimensioni nel corso dei secoli.
Uno studio ha rilevato che, dall’Età del Bronzo a tempi medievali, il cervello si è ridotto più rapidamente rispetto alle dimensioni del corpo, suggerendo una riduzione significativa del volume cerebrale in termini assoluti e relativi alla statura. Questa riduzione è stata osservata anche in altre ricerche, che hanno documentato una diminuzione del 10% della capacità cranica in un campione dall’Asia Orientale e dall’Australia, e una riduzione del 7,2% nel volume cranico calcolato su 718 crani maschili dell’Olocene in Cina. È interessante notare che questa tendenza è stata osservata in modo coerente in studi che hanno esaminato crani di popolazioni globali nel corso degli ultimi decenni[1].
Parallelamente, gli studi recenti sulle funzioni cerebrali e l’uso di dispositivi digitali, incluse le piattaforme di social media come Facebook, Instagram, Twitter e TikTok, indicano vari effetti significativi sul cervello.
Capacità di attenzione: l’uso costante di strumenti digitali può influenzare negativamente la capacità del cervello di concentrarsi e mantenere l’attenzione. Gli studenti, ad esempio, mostrano una riduzione della capacità di concentrazione in presenza di distrazioni tecnologiche come i messaggi di testo e gli aggiornamenti dei social media. Questo stato costante di multitasking può impedire la capacità di focalizzarsi e ridurre la durata dell’attenzione[2].
Memoria ed elaborazione delle informazioni: l’uso eccessivo di tecnologia digitale può portare a una serie di compromissioni cognitive, come la perdita di memoria, deficit di attenzione, ridotta capacità comunicativa e capacità decisionali alterate. Si parla di “demenza digitale” per descrivere il declino delle capacità cognitive causato dall’uso eccessivo di tecnologia digitale. Inoltre, l’uso di dispositivi digitali per memorizzare informazioni può portare a una minore capacità di ricordare queste informazioni a lungo termine[2].
Risposta sociale ed emotiva: i social media sono progettati per essere coinvolgenti e possono creare percorsi di ricompensa nel cervello, facendo desiderare approvazioni come “like” e commenti positivi. Tuttavia, l’assenza di queste interazioni positive può lasciare sensazioni di vuoto, tristezza, ansia o depressione. Gli utenti regolari, in particolare quelli sotto i 30 anni, spesso si confrontano con la vita di altri online, mettendo in discussione il loro valore personale e analizzando eccessivamente le loro relazioni basandosi sui social media[3].
Risposta neurale all’accettazione sociale online: studi neuropsicologici hanno dimostrato che essere accettati online, come ricevere “like” o commenti positivi, attiva regioni cerebrali simili a quelle coinvolte nel ricevere altre ricompense, come denaro o cibi piacevoli. Questa attività è più pronunciata nello striato ventrale, che è considerato una regione chiave nel cervello per l’esperienza soggettiva di piacere e ricompensa, inclusa quella sociale[4].
In generale, questi studi suggeriscono che l’uso eccessivo e non regolato di dispositivi digitali e social media può avere effetti negativi sul funzionamento cognitivo, compreso lo sviluppo cerebrale durante l’adolescenza e la capacità di concentrarsi, ricordare e processare le informazioni in modo efficace. Queste ricerche mettono in luce non solo le complessità dell’evoluzione umana ma anche le sfide poste dalla nostra crescente dipendenza dalla tecnologia.
Riconquista il tuo spazio mentale: strategie pratiche per un benessere digitale
In questo viaggio attraverso le profondità della nostra mente e il labirinto dei social media, emerge una verità chiara: abbiamo il potere di riprendere il controllo. La nostra mente, un tempo un vasto oceano di pensieri, idee e ricordi, può essere di nuovo nostra, libera dalle catene della distrazione digitale. Iniziamo a spegnere gli schermi, a mettere da parte i dispositivi e a riaprire i libri che hanno formato le nostre estati, a riscoprire il piacere del pensiero profondo, dell’attenzione concentrata e della presenza autentica.
Il cambiamento non deve essere drastico; piccoli passi possono portare a grandi trasformazioni. Impostare limiti quotidiani al tempo trascorso sui social, dedicare momenti della giornata alla riflessione senza distrazioni, e riscoprire hobby e attività che nutrono la mente e lo spirito sono tutti modi per iniziare questo percorso di riconquista.
Ricordiamo che ogni momento passato lontano dagli schermi è un’opportunità per riconnetterci con noi stessi e con il mondo intorno a noi. In un’era in cui l’attenzione è una valuta rara, investiamola saggiamente. È tempo di riprendere il controllo della nostra attenzione, di rivendicare il nostro spazio mentale e di riscoprire la gioia dell’immersione in un mondo non filtrato attraverso un display luminoso.
In questo viaggio di riscoperta, possiamo trovare non solo la libertà, ma anche una più profonda comprensione di noi stessi e del nostro posto nel mondo. La sfida è grande, ma le ricompense sono immense. Iniziamo oggi a riprendere ciò che è nostro di diritto: il controllo della nostra mente, la libertà di pensiero e la capacità di vivere pienamente ogni momento.
[1] https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fevo.2023.1191274/full
[2] https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fcogn.2023.1203077/full
[3] https://neulinehealth.com/how-social-media-affects-your-brain/
[4] https://www.nature.com/articles/s41467-018-03126-x
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